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(50) Cronache estive: mi farei padre e figlio


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
29.06.2024    |    10.244    |    18 9.5
"Sono infoiato totale e appena dentro esordisco: “Palpare, leccare, succhiare, scopare..."
Che numeri farei con quei due!
CHI?
Padre: colonnello nella ‘Miriade di Assalto Straggle’. Uomini tutti d’un pezzo, rotti ad ogni missione: fantastico se questo lo fosse pure dietro!
Baffo maturo, statuario, due chiappe scolpite nel marmo, ben definite nell’aderente slip da bagno di ordinanza, naturalmente ‘blu marina’: da ficcarglielo in mezzo e scoparlo per un’ora.

Figlio: caporale nei ranghi delle ‘Truppe di supporto Grover’. Come divisione, in senso lato, non proprio cazzuti: il soldatino al contrario decisamente sì!
Giovane riccioluto, torello pelosetto ben piantato, stesso tipo di costume del genitore, in evidente difficoltà a contenere due generosi coglioni e un pisellone adagiato obliquamente: da ciucciarlo e poi essere inculato per un’ora.

Madre: balena stizzosa, zerbino del marito e coperta soffocante dell’unigenito.

Protagonista (io, voce narrante): civile assunto a stagione come ‘attendente agli ombrelloni’, giramondo, omosessuale impenitente, totalmente versatile, armamento e carrozzeria nella media, costantemente allupato, fedele al mio motto:
‘Belli o brutti mi piaccion tutti,
gracilini o prestanti me ne faccio tanti,
da cinque a venticinque - centimetri - va bene qualunque,
vo’ alla ventura a cercar maschioni e li trasformo tutti in recchioni!’

DOVE?
Soggiorno marino delle Forze Armate della Unione degli Stati di Naed, località Thims.

QUANDO?
Non importa. Il sesso fra uomini si fa da sempre.

* * *

Sono qui da una settimana; la mattina, mentre apro gli ombrelloni, tengo costantemente sott’occhio l’ingresso, pronto ad intervenire all’apparizione della ‘truppa’ padre-madre-figlio. Dico truppa perché i tre, in fila indiana e con passo vagamente di marcia, si dirigono verso la ‘postazione 57’. Mi ci fiondo anch’io per offrire la sdraio alle generose terga della matrona e le sediole tipo regista ai due maschi, attualmente oggetto delle mie turpi e lussuriose brame sessuali - omo-sessuali, si intende.
Anche oggi porto loro il caffè e dichiaro la mia disponibilità a soddisfare qualsiasi altra necessità.

Voluta di fumo dal sigaro del capofamiglia:
“Lei, baldo giovanotto, è ben introdotto nella vita sociale della struttura, mi dicono.”
Non capisco esattamente cosa intenda ma annuisco: davanti ad un ufficiale, “nel dubbio, di’ sempre di sì”, mi hanno consigliato.
“Alla ‘Rotonda Belvedere’ ho visto parecchie fanciulle, figlie e nipoti di commilitoni - approvo, assumendo subito un’aria complice - ho parlato al suo coordinatore: lei è sospeso dalle mansioni attuali e ha la consegna di introdurre questo mio imbranato erede in quel contesto; non dico trasformarlo in uno sventrapassere seriale ma almeno almeno capace di sapere dove si trova una sorca e come si utilizza. Ritiene sia stato sufficientemente chiaro?”
Colpito da quel parlare decisamente schietto e diretto - per usare un eufemismo - rispondo:
“Limpido come acqua di fonte, signore!”
Risolino soddisfatto del genitore e cenno verso l’oggetto del mio desiderio porco, l’erede ‘imbranato’, il quale scatta in piedi, ubbidiente. Ha un’aria un poco ebete ma probabilmente è solo timidezza. Il fisico invece sprizza libidine: glielo tirerei fuori lì, in piedi, davanti ai genitori, per ingollarlo all’istante.
Squittio materno: “Caro, vai e fatti onore, come tuo padre fece con me!”

Mi incammino verso la terrazza sul mare, dove si tengono i balli serali.
Accanto a me incede quel portento di maschio che ogni tanto ammiro di sottecchi. Il mio coso comincia a inumidirsi e mi arrovello a cercare un modo per condurlo sul sentiero del peccato sodomitico, anche se il mio disegno è solo quello di fare io da prendinculo e pompinaro.
“Sai, i miei vogliono che tu mi insegni a fare sesso: palpare, leccare, succhiare, scopare.”
‘Certo, lettera e testamento’, aggiungo fra me e me: mi viene quasi da ridere ma credo che questo vada avanti a pippe e i suoi vogliono solo dargli una svegliata.

Arrivati al bancone del bar troviamo il deserto: solo rumori e chiacchiericcio dal retrobottega. Di pelo di fica nemmeno l’ombra, ovviamente: prima di cena le ospiti di questa struttura militare si crogiolano al sole sulla spiaggia. Devo elaborare un piano.
Il giovanotto, con voce vagamente agitata, esclama:
“Non ce ne sono! E ora cosa gli racconto a mio padre? Vuole a tutti i costi che entro pranzo gli faccia rapporto su come si fa quello che ti ho detto! È un ordine: come figlio e suo sottoposto devo eseguirlo a tutti i costi!”
Replico: “converrai essere alquanto difficile da eseguire: le ragazze non sono taxi”.

Forse ci sono:
“Vediamo; hai detto: palpare, leccare, succhiare, scopare… a tutti i costi!”
“A tutti i costi!”, esclama il moretto apparentemente ancora più angosciato.
Il progetto è forse pazzo, rischio tantissimo ma la mia bramosia è irrefrenabile. Ed è ciò che desidero.
“Andiamo nella cabina di servizio sul retro., seguimi!”

Qui mi sono già chiavato un paio di reclute, lasciato montare da un sergente eiaculatore precoce e un generale in pensione mi ha gratificato di un eccellente pompino. Sono infoiato totale e appena dentro esordisco:
“Palpare, leccare, succhiare, scopare. A tutti i costi. Entro ora di pranzo. Sicuro?”
“A tutti i costi!”

Lo prendo per i fianchi e le tiro in fronte a me. Non so se abbia capito che a questo punto la sua ‘maestra’ sarò io.
Di solito, se la preda è ignara e innocente, la accerchio con discorsi più o meno lunghi, accennando, ammiccando, avvicinando cautamente l’argomento. Se non quaglia subito, prima di arrivare ad un contatto fisico possono passare giorni, ripensamenti, rifiuti e ritorni. Con questo enigmatico ma delizioso esemplare decido per l’abbordaggio diretto, anche perché il tempo stringe.

Protendo un dorso verso il suo pube, coperto dallo striminzito costume sintetico vagamente brillante, lo appoggio in corrispondenza della cappella e vi premo sopra. Lui trasale:
“Ohi! Che fai?”
“A tutti i costi!”, rispondo deciso.
Non reagisce oltre: bocca semiaperta, espressione fra il perso e il sorpreso.
Comincio a scorrere avanti e indietro, orizzontalmente, lungo l’asta:
“Ooohhh! Noooo! Proibito! Mmmhhh!”
È quasi solo un sospiro e sento la verga indurirsi rapidamente.
“Palpare! A tutti i costi! Hai detto.”
“A tutti i costi!”
Vado oltre. Giro la mano e avvolgo lo scroto da sotto. Una favola: tondo, duro, pieno - mentre il pollice pigia sul glande che nel frattempo, sotto il tessuto che ancora lo trattiene, non solo si è aperto come bocciolo di rosa all’alba ma ha pure rilasciato una stilla della sua rugiada che traspare ora attraverso le fibre.
Comincia a rendersi conto e a piacergli:
“Oooohhh! Siiiiii! Palpare, palpare… mmmhhh, palpare!”
Le palpebre si abbassano e il viso si rilassa in un’espressione beata: la prima diga è crollata.

Facendo attenzione a non toccare il fluido preliminare, promessa di sapori e sensazioni speciali, strofino il candelone sempre più tosto, scalpitante al punto di spingere in fuori l’elastico: si intravede la chiara carne dell’uccellone, in contrasto con il blu della mutandina.
Sarebbe giunto il momento di liberare la bestia ma non voglio rinunciare all’assaggio del suo umore: la lacrima è divenuta tremante bolla limpida e vischiosa. Rischia di colare a terra e disperdersi; non sia mai!
Senza mollare la presa, anzi massaggiando un po’ per cercare di spingere fuori altro liquidino, mi piego e vi appoggio le labbra semichiuse a cerchio: ‘slurp!’ Eccolo sulle mie papille: prelibato aperitivo di quel biscione che preannuncia scintille. Arrischio pure un’ampia leccata.
“Uuuufffhhh! Mmmmhhh!”

Mi risollevo, intrufolo l‘indice fra bordo e pelle, affondando lentamente, finché il dardo non sguscia e prorompe, erigendosi imponente. Giù lo slip, avvolgo la base con le dita e lo perlustro tutto. Mazza speciale: calibro e lunghezza ideali, liscia il giusto e rigida come poche. Mi sembra di sentire quasi le vene pulsare.
Ora tiene gli occhi serrati e lo sento fremere.

Mi inginocchio di fronte al pennone svettante, vigoroso e vibrante.
“Palpare fatto, ora?”
“Leccare!”
“Leccare a tutti i costi?”
“A tutti i costi!”
Sempre più maialotto il ragazzo...
Estraggo la lingua e la appoggio nel solchetto fra inguine e un testicolone. Lappate: destra- sinistra, sinistra-destra, colpetti e piroette su quelle gonfie zampogne. Ad ogni passaggio lambisco la base del fusto dalla cui cima - come colata di fredda lava - scende il gustoso sciroppino:
“Slap, slap, slap! Slurp, slurp, slurp!” Mi appago pure di quell’ambrosia maschile mentre brividi continui percorrono il suo corpo.

Poi, decido di fare un giochino che mi ingrifa sempre un sacco: raccolgo e stringo fra le labbra un poco alcuni peli delle palle e li tiro delicatamente:
“Uuuuggghhh! Non è leccare! Ooonnnfffhhh!”
“Allora smetto!”
“No, no! Aaaannnfffhhh! Ancora, ancora! Ooooggghhh!”
Lo sapevo: sono un maestro in questo e mi beo a lungo di quelle setoline fantastiche.

È cotto e pronto per il grande momento. Con palmo a coppetta sostengo da sotto quelle gonadi taurine, in punta di lingua inizio la risalita del banano: lenta come lumaca e come lumaca rilascia dietro di sé una bava di saliva.
Giungo alfine al frenulo, ultima tappa prima della vetta.
Decido di arrazzarlo ancora di più e - sempre solo pennellando - comincio un saliscendi lento e continuo. Proseguo, divento esasperante.
“Mmmmhhhh! Ora succhiare, ti prego, succhiare! uuuuggghhh!”
“A tutti i costi?”
Una smorfia e un sì con la testa. Spalanco finalmente la bocca e la punta ogivale di quel maestoso scettro scompare fra le mie fauci vogliose.
Accolgo l’intera salsicciona per iniziare un ampio, superbo pompino. Senza falsa modestia sono molto abile in quest’arte: movimenti e strette delle labbra, pause calibrate, pressioni interne, intervalli di sciabolate e rotazioni di lingua attorno alla corona del glande, finanche delicati giochi con i denti, tutto per dare e ricevere un piacere intenso come pochi.

Poi aspiro quanto posso e premo la cappella contro l’ugola. Mi fermo così finché mi manca l’aria ma questo inebria ancor più e godo delle palpitazioni di quel sublime membro.
Sento avvicinarsi l’apice, lentamente estraggo, mi rialzo e gli sorrido malizioso:
“Succhiare fatto, ora?”

Colpo di scena: spalanca gli occhi, ghigno cattivo, si avvinghia alle mie anche per voltarmi con decisione, spingermi contro una parete, giù con forza pantaloncino e slip.
“Adesso ti scopo!”
È solo un attimo, mi divarica le chiappe e centro perfetto: ho quel possente randello in culo!
Sorpreso e un po’ dolorante per la violenza, incasso una prima serie di vigorosi colpi, tanto per preparare la via.

Si ferma in fondo, tutto dentro me. Lo sento veramente grosso - e non posso dire di essere novellino tantomeno vergine!
Così, in piedi, inizia uno stantuffamento lento, il nerchione scorre senza fatica nel mio sfintere e lo assaporo tutto.
Ben presto il ritmo si accentua progressivamente, le escursioni sono sempre ampie e complete ma aumentano quasi impercettibilmente in velocità.
Aumentano la velocità.
Aumenta la velocità.
La velocità è aumentata.

Mi sta sbattendo senza pietà; se non ci fosse il muro sarei per terra.

Dovrei e vorrei urlare ma non posso e riesco a uggiolare soltanto.
Soffia e ringhia in silenzio come un toro: pompa, fotte e sventra. Ripeto: non sono un novellino tantomeno vergine ma così non mi ha mai sventrato nessuno.”

Sfila improvvisamente, mi prende per la testa per girarmi, farmi inginocchiare, capisco ovviamente cosa vuole, spalanco la bocca e mi lascio mitragliare dentro la sua sborra. Cannonate dense e poderose, non riesco a contarle, so solo che sono parecchie mentre, senza toccarsi, mugola sommesso:
“Ggggnnnhhh! Mmmmhhhffff! Oooofffhhh!”

Finito. Ingoio tutto - naturalmente - e mi rialzo davanti al lui, sorridendo sornione:
“Scopare fatto, a tutti i costi! Slurp, con aperitivo!”
Il suo sguardo ora è serio, oserei dire perfido:
“Domani, a tutti i costi, scopare ancora! - confermo con la testa - Non me però: domani scopi mio padre.”

Questa storia potrebbe essere vera, anche se un po’ esagerata per renderla più eccitante; ma due dilemmi ancor più grandi tormenteranno il lettore: il ‘baffo maturo, statuario, due chiappe scolpite nel marmo’ se lo sarà poi fatto il giorno dopo? E perché il figlio ne era tanto convinto?

Giugno 2024



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